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05 - Dopo la fine del castrum

Disegno ricostruttivo di sperone con pungolo a stella in ferro (XIV sec.)Importante testimonianza della continuità di vita sul pianalto dopo la distruzione del castrum nel 1287 è l’edificio VI, riportato alla luce nel 1988. Sorse nel XIV secolo presso il fianco settentrionale della basilica di San Giovanni Evangelista, di fronte alla casa dei Canonici. Era abbastanza ampio (m 18x10) e si distribuiva su due piani, con tre ambienti al piano terra. Il vano settentrionale conserva la soglia in pietra di serizzo con i cardini in ferro infissi nello stipite. I materiali e la tecnica edilizia sono piuttosto poveri, come rivelato dai pavimenti del piano terra realizzati per lo più in battuto d’argilla su vespai di ciottoli; la struttura poco curata dei focolari rinvenuti nei diversi ambienti indica un loro utilizzo occasionale connesso al complesso basilicale e della canonica.
In base agli utensili rinvenuti, adatti ad attività di falegname, calzolaio, sellaio, si può dire che l’edificio era adibito ad attività artigianali di servizio ai canonici, che, secondo le fonti scritte, ammontavano nel 1398 a dodici individui, mentre nel 1564 ben diciassette ecclesiastici svolgevano le funzioni di culto e liturgiche.
Per l’età successiva al 1287, qualificano il ruolo ancora importante del complesso basilicale numerosi resti di apparati decorativi dipinti e le sepolture ad arcosolio, interne alla chiesa e ricavate nei muri perimetrali; una di queste tombe conteneva una coppia di speroni datati al XIV secolo. Numerose punte di freccia di forma e dimensione variabile documentano il ruolo militare del castello (o l’attività di caccia), mentre elementi di connessione e utensili in metallo sono da riferire all’edilizia abitativa, a tramezzi interni agli ambienti, a porte e alle più diverse funzioni.
Frammenti di ceramiche datate dal XIV secolo in avanti e di bicchieri tardomedievali provengono dall’area della chiesa e del convento di San Giovanni.
In età rinascimentale è ancora testimoniata a Castel Seprio una discreta attività artistica: tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento si collocano infatti i resti di affresco rinvenuti nella casa dei Canonici, la Madonna del latte ora dispersa e l’Adorazione del Bambino staccata e conservata a Carnago (San Martino), entrambe in origine affrescate nell’abside centrale di Santa Maria foris portas, e l’affresco con il Cristo risorto ancora oggi nel monastero di San Giovanni.

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